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Il progetto civita

L'idea di base

L'idea di Roberto Grassi era quella di compilare dei succinti profili di tutte le istituzioni civili ‒ ma poi vennero anche quelle ecclesiastiche ‒ che si sono succedute sul territorio lombardo a partire dal xiii secolo. Questa organica raccolta di informazioni sarebbe servita agli archivisti per facilitare i lavori più specifici di esplorazione, riordino e valorizzazione degli archivi locali (un altro ambito dove sono riuscito a dare un piccolo contributo di parole scritte) che la Regione Lombardia promuoveva e continua a promuovere.

Impresa non facile, perché ‒ come è noto ‒ l'Italia è terra di municipi e la Lombardia è la regione che ne registra il maggior numero. Al primo gennaio 2017, infatti, se ne contavano 1 523, su un totale di 7 978, vale a dire il 19% dell'intero paese.

Ma i toponimi storici della regione, che oggi passiamo assimilare alle frazioni geografiche, ammontavano a ben più di 3 000, e ciascuno di essi vantava le sue brave istituzioni locali, cosicché alla fine dell'opera questi profili, quantunque succinti, sarebbero diventati circa 40 000.

Le missioni da portare a termine erano due: da una parte occorreva setacciare e schedare un imponente materiale d'archivio che, per di più, era disseminato sull'intero territorio regionale; dall'altra parte era necessario organizzare e distribuire questo materiale in modo chiaro ed efficace. Per la prima missione venne reclutato un piccolo esercito di archivisti lombardi. La seconda missione fu compito mio.

Prima di tutto una base di dati

Il primo passo del mio lavoro fu progettare e allestire una base di dati collettiva, che avrebbe ospitato i versamenti dei numerosi archivi informatici sui quali lavoravano i vari archivisti.

All'inizio, la base di dati fu implementata su Microsoft Access ma ben presto migrò sul più robusto rdbms open source Firebird (lo stesso che serve scripta) in previsione di una sua inevitabile messa il linea.

Benché inevitabile, però, la migrazione sull'internet non fu affatto immediata, perché in quegli anni la Rete non aveva ancora raggiunto una diffusione adeguata. Ci fu un esperimento su cd-rom, ma soprattutto venne deciso di pubblicare dei volumi che conservassero le caratteristiche strutturali della base di dati ma nel contempo offrissero una adeguata qualità tipografica.

Ma subito dopo la stampa

Nel 1994, uno dei prodotti più avanzati per produrre documentazione a stampa di livello professionale era FrameMaker, tuttora disponibile in una versione aggiornata ai progressi della telematica. La caratteristica più interessante di questa applicazione era la possibilità di produrre lunghi documenti strutturati di aspetto impeccabile: proprio quello di cui avevo bisogno.

E così, poco più di cinque anni dopo l'avvio del progetto, fu possibile pubblicare i dodici volumi delle istituzioni storiche di natura civile del territorio lombardo.

Si trattava di un totale di 3 697 pagine di qualità tipografica, che era possibile generare in pochi minuti, tanto è vero che fu possibile concedersi il lusso di pubblicare anche delle edizioni provvisorie. Qual era l'asso nella manica di FrameMaker? Si trattava di sgml, che sta per Standard Generalized Markup Language.