Pangrammi
Un pangramma, per cominciare
Eccolo: Non sbavo per i giochi di parole enigmistici però amo i pangrammi, perché trovo in tali frasi la quintessenza della prosa.
E poi ancora molti altri
Ho spiegato in modo più approfondito altrove il motivo di questo amore tuttavia, non contento di questo, ho destinato anche un piccolo spazio nel corpus linguistico scripta per raccoglierne il maggior numero possibile e mostrarli a tutti coloro che ne sono attratti, qualora volessero curiosare nella pagina successiva.
Purtroppo, molti dei pangrammi che ho raccolto curiosando in Rete è inaccettabile per due ragioni: o le frasi sono prive di senso, o sono troppo lunghe; in certi casi: l'uno e l'altro. Riguardo al senso mi assumo la responsabilità di dichiarare che enunciati come "atei di gelatina mostrano bivi fra pezzi di chiunque", tanto per fare un esempio, vanno considerati formalmente dei pangrammi, ma nella sostanza non lo sono affatto perché, con tutta la buona disposizione verso una prosa visionaria, non significano un accidente. Per questa ragione li ho esclusi dalla mia lista.
Quando un pangramma è un buon pangramma?
Più delicato mi sembra invece il discorso sulla eccessiva lunghezza, perché è facilissimo dire qual è il pangramma ideale (un breve testo sensato di ventuno lettere, naturalmente, tutte diverse fra loro) ma non è altrettanto facile stabilire quando un testo, pur contenendo tutte le lettere dell'alfabeto, non può più essere considerato un pangramma perché è troppo lungo. Il primo enunciato di questa pagina, sempre per fare un esempio, contiene tutte le lettere dell'alfabeto e complessivamente ne conta cento: è un pangramma? Forse sì, ma solo perché gode almeno di una rispettabile autoreferenzialità; per il resto è piuttosto lunghetto, e quindi nella nominata pagina successiva non viene riportato, benché riposi nel ventre di scripta, come tanti altri che non vi compaiono per lo stesso motivo.
A proposito della lunghezza, inoltre, c'è un secondo problema da considerare: alcuni si sono dedicati ad arzigogolare pangrammi contenenti solo le ventuno lettere dell'alfabeto italiano, mentre altri, credo legittimamente, hanno scelto di elucubrarne di quelli che impiegano tutte le ventisei lettere dell'alfabeto inglese. Trovo giusto accettare entrambe le opzioni, però non si può nascondere che questa liberalità complica un po' le cose quando si arriva al punto di stabilire quali enunciati accettare e quali escludere.
Io mi sono regolato così: ho considerato una eccedenza ogni lettera del pangramma che supera il numero minimo (dalla ventiduesima lettera in italiano, dalla ventisettesima in inglese) e ho calcolato successivamente la percentuale di lettere eccedenti impiegando la seguente formula:
dove E rappresenta, come detto, l'eccedenza percentuale del pangramma, P il numero di lettere totale del pangramma stesso ed A il numero di lettere dell'alfabeto (21 per quello italiano, 26 per quello inglese).
In ordine di eccedenza crescente
In questo modo ho potuto riportare e ordinare tutti i pangrammi meritevoli di questo nome in base al criterio unico della percentuale crescente di lettere in eccedenza, indipendentemente dal fatto che siano architettati sulla base dell'alfabeto italiano o di quello inglese
Il primo della lista è un pangramma ideale di Umberto Eco: 21 lettere esatte, tanto è vero che la percentuale di eccedenze è pari allo 0%. Purtroppo contiene soprattutto acronimi, e francamente questa non mi sembra una soluzione del tutto leale, nonostante la frase abbia un senso compiuto, perché gli acronimi permettono di aggirare troppo facilmente il problema di aggregare ben 16 consonanti attorno a 5 misere vocali. Ma tant'è.
In conclusione, disponendo di una formula oggettiva per determinare la leggerezza del pangramma, ho potuto decidere, arbitrariamente ma credo in maniera abbastanza sensata, che quelli con una percentuale di eccedenza superiore al 100% rimangono fuori dalla lista.