Parole scritte con le macchine
Spigolando fra i giornali illustrati
La terna Magazzino-Illustrazione-Supplemento non esauriva affatto la quantità di giornali illustrati usciti in Italia durante i primi ottant'anni della loro esistenza, benché ne costituisse il nucleo portante. Una variegata pletora di giornali illustrati letterari, scientifici, femminili, infantili, geografici, sportivi, teatrali nacque in quegli anni prima che l'espressione giornale illustrato cominciasse ad acquistare, pressappoco dopo la prima guerra mondiale, un sapore irrimediabilmente datato.
Delle illustrazioni che seguono non ho parlato né nella tesi, né nel libro sulla stampa illustrata. Ma in un sito dedicato alle parole scritte, credo che non risultino fuori luogo, dal momento che riguardano alcuni fra i più curiosi modi di scriverle.
La Book Typewriter
Verso la fine dell'Ottocento la macchina per scrivere era ormai una realtà consolidata, tuttavia essa non risolveva ‒ né lo avrebbe fatto ancora per tanto tempo ‒ il problema della compilazione dei registri.
Oggi sappiamo che la soluzione è arrivata semplicemente con l'eliminazione dei registri, ma vale la pena di ricordare che verso la fine dell'Ottocento il mercato inglese offriva questa Book Typewriter, presentata dalla rivista «Natura e arte», di cui è difficile, però, giudicare il successo.
La macchina di Herrington
Una versione più a buon mercato della Book Typewriter era la macchina di Herrington, della quale «La scienza per tutti» parla nel 1887. Il giornale ammette che l'apparecchio è assai più semplice della consorella, ma sottolinea il fatto che, di fronte al costo eccessivo della prima, di "parecchie centinaja di lire", il prezzo della Herrington è addirittura inferiore alle venti lire.
Il duplografo
Negli uffici, comunque, la stesura e soprattutto la copia manuale dei documenti restava del tutto prevalente, rispetto alla scrittura a macchina. La fantasia degli inventori, quindi, si sbizzarrì a lungo per facilitare, almeno nelle intenzioni, la fatica del lavoro amanuense.
Il duplografo, per esempio, permetteva di eseguire copie rapide e precise, a voler credere all'illustrazione che ne accompagnava la descrizione verbale su «La scienza per tutti». I due fogli, compilabili in maniera identica, scorrevano infatti in versi opposti su piani paralleli e leggermente discosti grazie a un meccanismo a rotazione che ne permetteva senza intoppi il movimento. “Milano Agosto 1885” ‒ si legge sopra uno dei due fogli costipati nel marchingegno ‒ "Sig. Direttore, Il Duplog...".
Il neografo
Per chi riteneva che il duplografo non fosse abbastanza pratico per eseguire copie perfette c'era pur sempre il neografo, mostrato ancora una volta da «Natura e arte».
Questa apparecchio non obbligava il copista a reggere la scomoda doppia penna del duplografo, che probabilmente aveva bisogno di un accurato allineamento dei pennini per funzionare a dovere. Una sola penna, infatti, serviva nel neografo per riempire due fogli, "mercé la qualità speciale di carta che s'adopera con questo apparecchio".
Scrittura e pubblicità
Ma le parole scritte, evidentemente, non erano cosa da praticare solo nel chiuso degli uffici. Anche all'aperto c'era modo di sbizzarrirsi, e di far sbizzarrire quindi gli inventori. Ecco perciò una macchina pubblicitaria di fine Ottocento, realizzata secondo il più puro stile tipografico.
Si noti però il dettaglio della ruota gommata: la lettera K non è sbalzata a rovescio per permettere successivamente una corretta stampa diritta. Il disegnatore che ha realizzato l'immagine è caduto in un tranello dove l'incisore, che era colui che praticava in un secondo tempo i sottili scavi con il bulino sulla tavoletta di legno, non sarebbe di certo mai caduto, troppo abituato com'era a guardare sempre le cose alla rovescia, affinché tutti gli altri le potessero vedere correttamente.